3.3 - Adam Smith e la Ricchezza delle Nazioni​

3.3 Economia - Adam Smith e la Ricchezza delle Nazioni

Pubblicato il 28 dicembre 2023

Nel 1776 l’economista scozzese Adam Smith pubblicò “Ricerche sopra la natura e la causa della Ricchezza delle Nazioni, un libro che molti economisti ritengono l’opera di economia più importante che sia mai stata scritta.

Nel primo volume dell’opera, all’ottavo capitolo, Smith scrive:

“quando un proprietario terriero, un tessitore o un calzolaio ottiene maggiore profitto di quanto gli serve per mantenere la sua famiglia, egli utilizzerà il sovrappiù per assumere nuovi aiutanti, allo scopo di aumentare ulteriormente i suoi profitti. Quanti più profitti ottiene, tanti più aiutanti può impiegare. Ne consegue che un accrescimento dei profitti degli imprenditori privati è la base per l’accrescimento della ricchezza e della prosperità collettiva”.

Queste cose per noi sono scontate, e le leggiamo quotidianamente sui giornali. Però Adam Smith nel suo libro afferma un’altra cosa, che non è così scontato. Afferma che è l’egoismo che spinge gli uomini ad accrescere i profitti privati, e questo egoismo è la condizione necessaria che sta alla base della ricchezza collettiva. A quel tempo era considerata una delle idee più rivoluzionarie della storia, e non solo dal punto di vista economico, ma ancor di più dal punto di vista morale e politico.

Infatti, quel che Smith dice è che la bramosia e l’egoismo sono un bene, e che diventando più ricchi si reca beneficio a tutti, non solo a se stessi.

Smith insegnò a pensare all’economia come a una situazione in cui vincono tutti i partecipanti: i miei profitti sono pure tuoi profitti. Se io sono povero, tu pure sarai povero, poiché io non posso comprare i tuoi prodotti o servizi. Se io sono ricco, anche tu ti arricchirai, perché tu potrai vendermi qualcosa.

Smith negò la tradizionale contraddizione tra ricchezza e morale, e aprì ai ricchi le porte del paradiso. Essere ricchi significa essere morali. La ricchezza è il premio che dà il Padreterno per essersi comportati bene in questo mondo. Secondo la visione di Smith, le persone diventano ricche non spogliando il prossimo, ma aumentando la misura dei beni di cui tutti possono beneficiare. Di conseguenza i ricchi sono le persone più utili e benefiche della società, poiché fanno girare le ruote della crescita a vantaggio di tutti. Con Smith nasce l’Homo Economicus che si sostituisce all’Homo Sapiens.

Tutto dipende, comunque, dal fatto che i ricchi usino i loro profitti per aprire nuove fabbriche e assumere nuovi impiegati, non sperperandoli in attività improduttive.

Smith non smetteva mai di ripetere che quando i profitti crescono, il proprietario terriero o il tessitore assumeranno altri aiutanti, e non che quando i profitti crescono uno speculatore metterà i suoi soldi in una cassetta, da dove li tirerà fuori solo per contarli.

Una parte cruciale dell’economia capitalistica moderna è rappresentata dal sorgere di una nuova etica, secondo la quale i profitti devono essere reinvestiti nella produzione. Ciò serve a realizzare ulteriori profitti che vengono di nuovo reinvestiti, e così via. Gli investimenti possono essere fatti in molti modi: ingrandendo la fabbrica, svolgendo ricerca scientifica, sviluppando nuovi prodotti. Però tutti questi investimenti devono in qualche modo far aumentare la produzione e tradursi in maggiori profitti.

Nel nuovo credo capitalista, il primo e più sacro comandamento è questo: “I profitti della produzione devono essere reinvestiti per incrementare la produzione.”

Il capitalismo distingue il “capitale” dalla “ricchezza”. Il capitale consiste di denaro, beni e risorse che sono investite nella produzione. La ricchezza, invece, è sepolta sottoterra o sprecata o consumata per attività improduttive.

Poi arrivarono la Rivoluzione scientifica e l’idea di progresso. Quest’ultima si basa sulla nozione secondo cui, se ammettiamo la nostra ignoranza e investiamo risorse nella ricerca per fare nuove scoperte, è possibile migliorare le cose. Questo concetto fu subito tradotto in termini economici. Chiunque crede nel progresso crede anche che le scoperte scientifiche, le invenzioni tecnologiche, e lo sviluppo dei sistemi organizzativi possono incrementare la somma totale fra produzione, commercio e ricchezza.

Nel corso del secolo scorso l’idea di progresso convinse la gente a riporre sempre più fiducia nel futuro. Questa fiducia è all’origine del credito; il credito ha portato sviluppo economico, e lo sviluppo economico ha rafforzato la fiducia nel futuro, e ha favorito ulteriore credito.

Ma il sistema economico mondiale basato sul credito ha subito una battuta d’arresto in quest’ultimo ventennio, e oggi sta incontrando notevoli problemi che ne minano alla base la fiducia nel futuro.