4.1 Storia - Le origini dell'uomo

Pubblicato il 26 dicembre 2023

Nell’attuale Germania, in un immenso lago, 47 milioni di anni fa viveva un antico primate, il Darwinius Masillae, noto anche come IDA. Non era come gli altri mammiferi, i suoi occhi e il suo cervello erano più grandi e anche se non ci somigliava per niente molti antropologi sono convinti che i mammiferi come IDA possano essersi evoluti in scimmie, scimmie antropomorfe e infine noi umani.

Il lago si trovava su un cratere vulcanico che emetteva gas nocivi. IDA fu uccisa dalle esalazioni e il lago che la uccise l’ha conservata nelle sue profondità povere di ossigeno. Un giorno, molto tempo dopo che l’acqua si prosciugò e IDA diventò un fossile, alcuni scienziati la scoprirono e riconobbero in questo antico primate quello che potrebbe essere stato l’inizio della nostra storia. La storia della vita umana.

47 milioni di anni fa l’atmosfera era molto simile alla nostra. La temperatura era di 24 °C e un giorno durava poco meno di 24 ore. Le placche terrestri lentamente spostavano i continenti. L’India andava a Nord verso l’Asia. La Placca Asiatica però resisteva e nessuna delle due riusciva a prevalere. Le due placche cominciarono lentamente a deformarsi e quello che un tempo era un fondale oceanico si contorse lungo una linea lunga 2500 km facendo innalzare lentamente una vasta catena montuosa fino a raggiungere l’altezza di 8000 m sul livello del mare: è la Catena dell’Himalaya, la montagna più alta del mondo. La sua cima è il Monte Everest. In estate, quando la neve si scioglie, alimenta 4 grandi fiumi, il Gange, l’Indo, lo Yangtze (Fiume Azzurro), l’Huang-ho (il Fiume Giallo).  L’Himalaya è come un immenso acquedotto e i suoi fiumi forniscono l’acqua a quasi metà della popolazione mondiale.

20 milioni di anni fa, lungo la costa dell’Africa orientale, le placche che formavano la crosta terrestre si allontanarono e si aprì una grande vallata che si estese per quasi 6.000 km e ai suoi margini s’innalzarono le montagne. Queste montagne, crescendo, fecero da barriera impedendo all’umidità dell’Oceano Indiano di raggiungere la terraferma.

Il clima diventò più caldo e secco e la foresta pluviale si trasformò in una savana. Il nuovo clima più caldo modificò l’habitat dei mammiferi che vivevano nella foresta, costringendoli a cambiare le loro abitudini.

Le scimmie che vivevano lì, non trovando piante di cui cibarsi e alberi su cui arrampicarsi, cominciarono ad alzarsi e camminare su due piedi: questo fu il passo più importante della storia umana. La formazione di questa catena montuosa probabilmente fu la ragione che costrinse le scimmie antropomorfe a camminare su due piedi. Sembra incredibile ma molti scienziati sono convinti che sia stato proprio il movimento casuale di placche tettoniche ad aver avviato una catena di eventi che hanno condotto alla nostra specie.

I primi umani

Secondo la vecchia teoria, le scimmie si sono evolute gradualmente in modo lineare seguendo una staffetta che le ha portate a diventare creature sempre più dotate e intelligenti sino ad arrivare sino a noi umani.

Per questa teoria tutto è iniziato circa 200.000 anni fa e per buona parte del XX secolo questa è stata la teoria scientifica prevalente sostenuta dagli studiosi; tuttavia, era sbagliata!

Le ricerche recenti degli antropologi e i ritrovamenti fossili hanno dimostrato che, piuttosto che una staffetta, c’è stata una “mischia”: non una sola specie alla volta ma sono vissute molte specie contemporaneamente. I reperti dimostrano che alcune di queste diverse specie si sono scontrate e mentre alcune sono scomparse altre sono sopravvissute. Gli indizi che emergono dai ritrovamenti sono limitati: i fossili umani sono molto rari, sono così pochi che se i paleontologi li riunissero tutti coprirebbero a malapena il pavimento di una stanza. Ma gli studi approfonditi eseguiti su questi reperti con le apparecchiature sofisticate messe a disposizione dalle nuove tecnologie permettono agli scienziati di ricostruire la storia delle nostre origini.

La prima specie sembra essersi separata dalle scimmie non erette circa

7 milioni di anni fa, è un pioniere che finora è sconosciuto ma la sua esistenza è stata ipotizzata sulla base di molti indizi che però non hanno ancora trovato conferma nei ritrovamenti di reperti fossili. È stato però scoperto lo scheletro di una scimmia antropomorfa relativamente simile a noi che viveva nell’Africa orientale circa 3 milioni di anni fa. Gli scienziati l’hanno chiamata “Lucy” e i suoi resti sono stati trovati negli anni ‘70.

È stata una scoperta sorprendente poiché prima di allora erano state trovate altre ossa di scimmie erette ma mai nulla di così antico. Lucy è la più vecchia scimmia bipede che sia stata mai rinvenuta. In realtà non si comportava come noi, Lucy camminava su due gambe ma restava volentieri sugli alberi per tenersi lontana dai predatori. Aveva un cervello di dimensioni simili a quello degli scimpanzé, i suoi femori erano inclinati all’indietro come i nostri per sostenersi quando era in piedi. Il suo bacino non era piatto come quello degli scimpanzé ma arrotondato per contenere l’intestino quando era in posizione eretta. La bocca di Lucy era più umana, aveva perso i grandi canini degli scimpanzé ma non era ancora come noi. L’uomo moderno, a differenza di Lucy, è più grosso, ha più cervello e ha perso le lunghe braccia e le dita che servivano per arrampicarsi sugli alberi.

Sebbene i primi fossili di Lucy siano stati rinvenuti in una regione desertica dell’Etiopia, la sua specie era diffusa in gran parte nell’Africa, compresa l’area attorno al “Lago Turcana” nell’attuale Kenya. Qui sono stati trovati altri fossili della stessa specie. Gli scienziati hanno ipotizzato che Lucy possa essere il nostro diretto antenato.

Le ricerche di Louise Leackey

La paleontologa Louise Leackey ha fatto ricerche su resti umani nella Gola di Oldvay, in Tanzania. Qui, 3 milioni di anni fa, due diverse specie di coccodrilli giganti abitavano nel mondo di Lucy. Prima ce n’erano almeno 5 specie diverse. A questo punto Louise si chiese: “Perché l’evoluzione dell’uomo dovrebbe essere diversa da quella dei coccodrilli?”

Per provare la sua intuizione Louise Leackey e il suo gruppo di ricerca dovevano trovare le prove di un’altra specie umana contemporanea a Lucy.

Dopo lunghe ricerche, nel 1999, hanno trovato altri reperti. Non appartenevano alla specie di Lucy ma si trattava di un’altra specie di ominide al quale gli studiosi diedero il nome di “Homo Heidelbergensis”, meglio conosciuto con il soprannome di Flat Face (Faccia Piatta). Louise aveva scoperto un’altra scimmia eretta contemporanea a Lucy, probabilmente una sua rivale. Faccia Piatta viveva circa 3 milioni di anni fa più o meno nello stesso periodo di Lucy: è il più antico caso conosciuto di due scimmie erette di diversa specie vissute stesso posto e nella stessa epoca.

Dunque, se Lucy non era sola, potrebbe non essere stata il nostro antenato, in realtà potremmo discendere da Faccia Piatta. Sin dalla scoperta di Faccia Piatta questa domanda ossessionava Louise Leackey. La vecchia teoria della staffetta, cioè l’idea di una discendenza lineare diretta da scimmia a uomo, veniva smentita da Faccia Piatta. Se Faccia Piatta viveva accanto al Lucy è possibile che con loro ci fosse qualche altro ominide? Dalla dentatura Louise capisce che Faccia Piatta si cibava solo di frutta; Lucy e Faccia Piatta probabilmente condivisero lo stesso territorio per migliaia di anni. Per ora non sappiamo molto di loro però sappiamo che una di queste due specie potrebbe essere il nostro antenato. Comunque, sia Lucy che Faccia-Piatta probabilmente scomparirono 3 milioni di anni fa, di entrambe si sono perse le tracce e finora non sono stati fatti altri ritrovamenti di scimmie antropomorfe.