4.4 Storia - L'Homo Sapiens

Pubblicato il 26 dicembre 2023

Goliath, il gigante che dominò il mondo preistorico dall’alto dei suoi 2 metri, come anche l’Hobbit, il piccolo uomo che non arrivava a 1 metro d’altezza e che si estinse 12.000 anni fa, erano entrambi discendenti dell’Herectus. Probabilmente le loro caratteristiche fisiche furono il risultato dell’adattamento all’ambiente in cui si trovarono a vivere.

L’imponente corporatura di Goliath lo agevolò nella caccia ai grandi erbivori ma quando cambiò il clima le sue dimensioni gli fecero pagare un prezzo molto alto. Le misurazioni effettuate dagli scienziati rivelano che il suo corpo produceva il 100% in più di calore rispetto al nostro ma aveva solo il 50% di superficie epidermica in più, era come un’automobile con un grosso motore ma con un piccolo radiatore. Goliath non poteva sopravvivere in luoghi caldi e umidi in cui il sudore non riusciva a raffreddare il suo corpo.

Goliath aveva dimensioni sproporzionate rispetto alla sua forza e probabilmente questo è il motivo per cui si sono perse le tracce circa 240.000 anni fa, ma ha lasciato il posto a una nuova specie apparsa sulla scena delle ricerche circa 200.000 anni fa, quella specie siamo noi: l’homo sapiens, l’uomo moderno. Goliath è probabilmente nostro padre.

Con l’Homo sapiens gli uomini assunsero la conformazione fisica attuale ma le menti erano ancora un po’indietro, ci voleva ancora del tempo per completare il passaggio e diventare uomini e donne come siamo noi adesso.

In un posto chiamato la Caverna di Blombos, l’archeologo Christopher Henshilwood ha trovato indizi di notevoli passi avanti sul nostro sviluppo mentale nel periodo compreso tra i 100.000 e 70.000 anni fa.

I Sapiens, che in quel periodo abitavano la Caverna di Blombos, organizzavano lo spazio in cui vivevano. Per la prima volta costruivano manufatti che non erano indispensabili alla sopravvivenza. Vicino all’ingresso della caverna allestivano il fuoco. Non è un caso, perché il fuoco all’ingresso della caverna teneva lontani i predatori. Dormivano nella parte più interna e più confortevole della caverna. Vicino all’ingresso della caverna avevano uno spazio dedicato alla costruzione dei loro strumenti e delle armi, e perfezionavano questi oggetti più di quanto fosse necessario: solo l’uomo moderno ha un senso di orgoglio e della bellezza ed è ciò che chiamiamo cultura. Ma che cosa ha provocato questo cambiamento così radicale nel comportamento dei sapiens? La risposta forse si trova nel mare che era a poca distanza dalla grotta.

I Sapiens che abitavano nella Caverna di Blombos si cibavano prevalentemente di pesci e di crostacei che lì erano facilmente reperibili. Gli scienziati hanno scoperto che il pesce stimola un cervello in crescita meglio di qualsiasi altro cibo naturale e questo potrebbe essere stato una delle cause. Ma potrebbe aver contribuito anche il fatto di aver molto tempo a disposizione per oziare o costruire utensili d’osso e altri manufatti invece di passare tutta la giornata a inseguire prede per procurarsi da mangiare. La possibilità di potersi procurare facilmente cibo abbondante e acqua ha permesso agli abitatori della Grotta di Blombos di dedicare molto tempo per pensare e fare nuove scoperte. Henshilwood ha raccolto molte prove su questi primi segnali di sviluppo della mente umana. All’interno della grotta ha rinvenuto frammenti modellati con un pigmento di ocra. Ha trovato anche alcune conchiglie molto piccole, troppo piccole per servire come cibo; tutte presentavano un piccolo foro. Alcune sembra che siano state sfregate come per levigarle e presentavano delle sfaccettature. Probabilmente erano parti di un antico bracciale o di una collana. Ancora più convincenti sono i segni trovati su due dei pezzi di pietra spianata e su cui era rappresentato qualcosa che sembra un disegno regolare, un’antica forma d’arte. Di qualunque cosa si tratti è un qualcosa di completamente nuovo nella storia della vita umana. Nessun altro esemplare umano aveva mai fatto questo fino ad allora. I controlli eseguiti con strumenti molto sofisticati ai raggi laser hanno fatto risalire la realizzazione di questi manufatti a 72.000 anni fa, cioè, in altre parole, a quel tempo gli abitanti di una caverna organizzavano il proprio spazio vitale più o meno come facciamo noi oggi, seguendo criteri estetici oltre che di funzionalità.

Dopo la prima migrazione dell’Homo erectus, avvenuta circa 2 milioni di anni fa, e la seconda migrazione del nostro progenitore Goliath, avvenuta circa 800 mila anni fa, 50.000 anni fa partì la terza grande migrazione. L’Homo Sapiens ormai provvisto di una capacità cerebrale senza precedenti attraversò il mare e si diresse verso l’Europa. Qui circa 35.000 anni fa i Sapiens incontrarono un’altra specie umana: l’Uomo di Neanderthal, molto probabilmente anch’esso discendente di Goliath, proprio come noi.

Che cosa accadde? È molto probabile che i Sapiens abbiano ingaggiato battaglie feroci contro i Neandertal e persino che abbiano contribuito alla loro estinzione. Qualunque sia il motivo, l’uomo di Neandertal scomparve circa 27.000 anni fa. Ma non eravamo soli, avevamo ancora parenti in Indonesia e nel Nord dell’Australia. L’uomo moderno ha raggiunto l’Australia 45.000 anni fa ma per farlo è dovuto passare dall’Isola di Flores. Questo significa che per migliaia di anni migranti Sapiens hanno condiviso quest’isola con i piccoli uomini primitivi discendenti dell’Herectus: gli Hobbit. Com’erano i rapporti tra queste due specie? Commerciavano e avevano contatti amichevoli, oppure erano in competizione? I ritrovamenti fatti finora non hanno fornito questo tipo d’informazioni. Sarebbe però interessante scoprire come siano riusciti a convivere così a lungo. Circa 12.000 anni fa intervenne una catastrofe, un’enorme esplosione vulcanica che potrebbe aver spazzato via i piccoli ominidi, gli Hobbit. Il grado di devastazione è evidenziato da uno strato di cenere vulcanica alta 1 metro che compare negli scavi. Dopo questa data negli scavi non si trovano più resti dello Stegodonte e nemmeno degli Hobbit. Come hanno fatto i Sapiens a sopravvivere al disastro? Probabilmente perché erano ormai sparsi in tutto il mondo, e non concentrati in una singola isola come gli Hobbit.

Lo scienziato Spencer Wells ritiene che la nostra specie abbia rischiato di scomparire molti anni prima e la traccia l’ha trovata nel DNA del nostro sangue. Dopo avere analizzato geni da persone di ogni parte del mondo, Wells ha formulato una stupefacente teoria: 70.000 anni fa abbiamo rischiato l’estinzione. Wells pensa di sapere cosa sia stata la causa: un’eruzione vulcanica così potente che cambiò il clima del pianeta e causò il raffreddamento della Terra per molti anni e, come conseguenza, in Africa probabilmente ci fu una siccità devastante. Non sappiamo quanti morirono ma solo quanti sopravvissero. Secondo il risultato dello studio genetico di Wells, la popolazione si ridusse ad appena 2.000 individui, solo 2.000 persone sparse nell’Africa di 70.000 anni fa: fu quasi la fine della specie umana, tutti noi oggi discendiamo da quei sopravvissuti. Tuttavia, Wells pensa che quei pochi siano sopravvissuti non tanto per la fortuna quanto grazie all’intelligenza, solo i più intelligenti e creativi hanno superato quel difficile momento. Probabilmente fu quella catastrofe che diede un’accelerazione decisiva allo sviluppo della mente umana. Se Wells avesse ragione le nostre menti hanno raggiunto il livello attuale molto prima di quanto pensiamo e probabilmente gli abitatori della Caverna di Blombos rappresentano un gruppo di quei pochi che sono sopravvissuti.

Generalmente si crede che il moderno comportamento umano si sia manifestato 40.000 anni fa; è in quel periodo, infatti, che di colpo in tutta Europa appaiono dipinti e incisioni. Secondo Wells già 30.000 anni prima molti dei sopravvissuti alla grande catastrofe possedevano le stesse abilità. In effetti i “semi” genetici di questa creatività erano sparsi in giro per l’Africa molto prima e si manifestano nei manufatti che sono stati rinvenuti negli scavi archeologici. La Caverna di Blombos, sulla costa del Sudafrica, può essere uno dei posti dove quei geni hanno prosperato. Nella caverna Helshilwood ha rivenuto le tracce di una vera e propria rivoluzione della mente: dozzine di conchiglie, ognuna presentava un piccolo foro più o meno nella stessa posizione, alcune presentavano anche delle sfaccettature che non si trovano sui gusci presenti in natura. Helshilwood è convinto che le conchiglie fossero unite per formare un braccialetto o una collana. Un’altra prova conferma la sua teoria: le conchiglie sono spruzzate di ocra. Qualcuno le aveva colorate, ciò significa che probabilmente si trattava di gioielli, questo indica un salto enorme sul modo di pensare di quei primi uomini ed è il segno che l’individuo Sapiens si stava trasformando in uomo moderno. Se riuscissimo a stabilire quando gli uomini primitivi realizzarono questi oggetti probabilmente saremmo in grado conoscere quando avvenne il passaggio dalla condizione di animali a esseri umani. 10.000 anni fa tutti realizzavano i gioielli; 80.000 anni fa non lo faceva ancora nessuno. Dunque, quanto sono antichi quei manufatti? Per scoprirlo la scienziata Zenobia Jacobs ha fatto ricerche negli strati della sabbia da cui Helshilwood ha estratto le conchiglie.

La sabbia si comporta come specie di orologio che registra gli anni sin da quando è stata illuminata per l’ultima volta dai raggi del sole. Bombardando i granelli di sabbia con raggi laser Zenobia Jacobs ha datato l’età delle conchiglie a 75.000 anni: sono il gioiello più antico al mondo di cui è stato possibile provare scientificamente l’età. L’Homo Sapiens li realizzò 30.000 anni prima di quanto si ritenesse possibile. La Caverna di Blombos e altri siti africani continuano a produrre prove che indicano come il comportamento umano si sia evoluto in Africa molto prima di quanto pensiamo.

Oggi queste scoperte sbalorditive stanno rendendo obsoleti i testi di storia e ci offrono una visione completamente nuova del nostro passato.

Finora abbiamo avuto una visione distorta di quella che è stata la storia umana. Non è esistita una singola specie, la nostra, che ha popolato questo pianeta; è la storia di diverse specie umane. Per milioni di anni molte scimmie erette si sono incrociate ma l’albero genealogico dell’uomo ha iniziato ad assottigliarsi solo passando dall’Herectus a Goliath per arrivare fino a noi.

Quando la nostra specie lasciò l’Africa, circa 50.000 anni fa, eravamo una stirpe molto fortunata: 20.000 anni prima eravamo scampati all’estinzione per un pelo e questo ci ha fatto diventare più intelligenti. In Europa abbiamo incontrato l’uomo di Neandertal. L’incontro può essere stato come quello tra Caino e Abele: entrambi probabilmente discendiamo dallo stesso padre, Goliath, e abbiamo conteso la stessa terra.

Appena 12.000 anni fa abbiamo incontrato l’ultima specie alternativa, l’Hobbit indonesiano. Ora che tutti gli altri concorrenti sono scomparsi restiamo noi, i Sapiens, gli unici sopravvissuti.

Questo è probabilmente l’unico periodo, negli ultimi 4 milioni di anni, che sulla Terra esista solo una scimmia eretta ed è probabile che i responsabili della scomparsa di Goliath, dell’Uomo di Neandertal e dell’Herectus siamo noi.