5.11 Attualità Sardegna - Mario Putzolu

Pubblicato il 09 giugno 2024

Mario Putzolu, direttore di Coopagri – Conferenza Unione Sarda, 20/04/2024

Noi abbiamo accolto con molto piacere l’invito del Comitato Scientifico sull’Insularità in Costituzione, perché crediamo che molti dei temi che voi trattate, facciano parte del nostro dibattito come organizzazione di categoria. Diciamo che il tema oggi è questo, come rendere compatibile, da un lato l’esigenza di tutela dell’ambiente e dall’altro riuscire a inserirlo in tutela del paesaggio, temi non facili.

Voi sapete che la Sardegna sta già dando comunque un grosso contributo in tema di tutela ambientale, perché ci sono le Politiche Comunitarie, soprattutto quelle a lungo termine, come il piano per la neutralità climatica entro il 2050, e c’è una strategia intermedia che è quella del cosiddetto “fair to four” che prevede un contributo soprattutto dell’agricoltura per quanto riguarda la riduzione degli agro-farmaci, la riduzione dell’uso dei concimi chimici e un impegno dell’agricoltura per la agrobiodiversità. Quindi diciamo che l’agricoltura in questo sta già dando un grosso contributo nel raggiungere questi obiettivi.

E poi l’altra cosa che viene richiesta come comparto agricolo, è quella di impegnarci attraverso i fondi del PNRR per quanto riguarda gli investimenti in tema di agro-energie. Allora, come organizzazione noi stiamo facendo diverse riflessioni su questo, soprattutto sul discorso del consumo del suolo, sul discorso della compatibilità dello sviluppo nei termini che Voi avete trattato prima, di cui ha accennato anche molto bene il collega, il direttore Luca Saba.

Cioè noi non poniamo un discorso aprioristico di contrarietà, rispetto all’uso delle varie forme di energie alternative a quelle classiche, però naturalmente poniamo alcuni temi: Il primo è capire quanta energia abbiamo necessità in Sardegna. Noi sappiamo che già siamo oltre il nostro fabbisogno di oltre il 30%, poi magari chi ha dati più precisi dei miei potrà fornirli. In secondo luogo queste scelte stanno tagliando fuori le popolazioni locali, dal poter decidere sull’allocazione dei siti dove andranno collocati soprattutto questi grossi investimenti che riguardano i parchi eolici. Infine, c’è anche in discussione il fatto di quanta composizione, nelle energie dobbiamo andare a produrre, dovrà derivare dall’aspetto dell’agro-fotovoltaico e dall’eolico.

Noi per esempio puntiamo molto, ma su questo penso anche di essere d’accordo col direttore Saba che mi ha preceduto, che vanno utilizzati al meglio gli impianti di fotovoltaico, soprattutto nel contributo che può dare l’agricoltura, perché noi sappiamo che abbiamo a disposizione un’enorme quantità di superfici che coprono stalle, fienili, impianti ecc., che vengono sfruttati solo in minima parte.

Considerate anche il fatto che c’è oggi una direttiva comunitaria che limita la possibilità di produrre energia dall’agro-fotovoltaico in misura superiore a quello del fabbisogno dell’azienda agricola, mentre noi siamo favorevoli perché questa sia una fonte che vada oltre il fabbisogno dell’azienda, e che quindi venga immesso in rete il surplus.

Quindi, avviandomi alle conclusioni, devo dire che il discorso della difesa dell’ambiente e del territorio fa parte del nostro patrimonio, del nostro DNA, perché noi sappiamo che qualche decennio fa siamo riusciti in Sardegna a fare entrambe le cose, cioè da un l’altro riuscire con la trasformazione agraria a limitare la cementificazione delle campagne, limitare l’uso dell’estensione dei fabbricati al di là dei nostri centri storici, quindi siamo riusciti a tenere ben distinti la campagna dai nostri paesi.

Ora il problema è riuscire ancora oggi a portare avanti queste due aspetti.

Noi sappiamo che i nostri paesi si stanno spopolando, sappiamo che anche l’agricoltura, gli addetti all’agricoltura stanno diminuendo, quindi oggi riuscire a difendere l’agricoltura, porre i temi dell’agricoltura significa far aumentare quel livello di tutela del territorio, del paesaggio, e soprattutto dei centri minori in modo che diventino sempre più vivi e sempre più resilienti all’assalto di questi predoni che stiamo assistendo in questi ultimi tempi.

Grazie.

Interviene la dott.ssa Maria Antonietta Mongiu

A Firenze la Commissione Europea del Paesaggio scrisse a chiare lettere che era centrale la percezione che le popolazioni hanno del loro paesaggio.

Quindi c’era un nesso, una connessione tra percezione e paesaggio. Spesso questo è stato disatteso, come stiamo vedendo, e non solo, impose a tutti paesi membri di rinnovare propri codici. Nel 2004 è nato il Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, nel 2006 il PDF. Recentemente è stato rinnovato l’articolo 9 della Costituzione che a commento di due interventi delle associazioni che si occupano di agricoltura recita: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica, tutela il paesaggio e il patrimonio storico artistico della Nazione”. Tutela l’Ambiente, la Biodiversità e gli ecosistemi, che è anche nell’interesse delle future generazioni.

Come diceva Don Tamponi ci chiederanno cosa abbiamo fatto trasformandoci in accattoni di quello che era già nostro, e noi questo non lo dobbiamo fare.