5.12 Attualità Sardegna - Gianmario Demuro

Pubblicato il 09 giugno 2024

Gianmario Demuro, Ordinario di Diritto Costituzionale Università di Cagliari – Conferenza Unione Sarda, 20/04/2024

Grazie per l’invito, vi proporrò un’interpretazione delle riforme costituzionali del 2022 che appunto possono essere collegate in una lettura che tiene insieme l’art. 9, l’art. 41 e l’art. 119.

Per usare le parole belle che sono state usate in questa giornata, tengono insieme il paesaggio, tengono insieme l’ambiente, o meglio preferisco usare la parola la natura, tengono insieme il fatto di vivere in un’isola. Ma noi parliamo di questi temi come se riguardassero soltanto la Sardegna, ne parliamo perché ne parliamo dalla Sardegna, ma ne parliamo in una dimensione che dovrebbe essere necessariamente repubblicana. Perché l’art. 9 della Costituzione, come diceva prima la prof.ssa Mongiu, ha visto proprio nel 2022 l’ingresso della natura e della biodiversità, e dell’idea che noi stessi abbiamo del nostro futuro, perché da questo punto di vista quando si scrive una Costituzione, pensandola per la prospettiva futura, la si scrive per quelli che verranno più avanti, così come fu scritta nel 1948 per quelli che siamo noi oggi.

E quindi da questo punto di vista l’idea che ambiente e natura debbano essere in conflitto, per cui per tutelare la natura, per garantire la transizione energetica dobbiamo devastare il paesaggio, è proprio un errore concettuale. Da questo punto di vista la lettura che vi propongo è l’idea che natura, ambiente e paesaggio debbano necessariamente coincidere, poi devono convivere, devono convivere in un’ottica di applicazione, appunto, di questa dimensione, in quella che l’Unione Europea ha sempre parlato, ha sempre considerato, l’idea della sostenibilità.

Senza sostenibilità non c’è ambiente, senza sostenibilità non c’è la possibilità di mantenere il paesaggio.

Probabilmente si potrebbe dire che l’ambiente c’era già, ma scriverlo poi nell’art. 9 in Costituzione in quel modo, significa ricordare che senza quella natura, senza il futuro delle persone che sono in quel contesto, non vi è possibilità di realizzazione.

Ora, uno degli elementi paradossali di tutta la vicenda di oggi, è che troviamo un potere pubblico debolissimo, di fronte alle richieste di ciò che viene da un mondo privato, è stata già detto ed stato detto in maniera molto efficace, quindi paradossalmente la maggiore debolezza viene da una debolezza dello Stato.

Perché lo Stato dovrebbe avere interesse a devastare luoghi meravigliosi come quelli della Sardegna e della Sicilia, e della Puglia? Perché non ha alternative? Perché appunto non lo vede in una dimensione sotto questo aspetto… No! Perché probabilmente è in una condizione di grande difficoltà, anche nel porre dei limiti, e allora ciò che deve avvenire nella Sardegna, e penso che questo sia assolutamente necessario, è appunto l’idea che noi in quest’isola ci siamo vissuti, ci siamo cresciuti, e ci teniamo all’idea che la nostra biodiversità, la nostra cultura, il nostro vivere in questo luogo, sia un valore non solo per noi, ma per tutti. Cioè sia un valore che, appunto, debba essere garantito in quella dimensione che chiamiamo dimensione repubblicana.

E quindi dal punto di vista degli strumenti concreti. Gli strumenti concreti sono tanti, certamente c’è la politica, c’è l’utilizzo degli strumenti che vanno, diciamo così, dalla scrittura della pianificazione, l’abbiamo già visto, ma anche dalla scrittura di norme di attuazione dello Statuto Speciale, ancor prima di cambiarlo scrivere norme di attuazione che servano per le competenze in materia di usi civici, per le competenze in materia di urbanistica, noi ancora abbiamo il testo appunto del 1948, in cui si parla di urbanistica, scrivere norme di attuazione per quanto  riguarda l’energia, per cui tutto ciò che riguarda la possibilità di dare attuazione appunto alla norma costituzionale che è scritta nello Statuto, ma attraverso una soluzione di tipo paritario, quando io uso l’espressione tecnica norme di attuazione è perché norme di attuazione, come ben sapete, sono scritte insieme dallo Stato e dalla Regione, e vanno in un Decreto Legislativo, e diventano regola che tutti gli devono rispettare, a iniziare dallo Stato.

Quindi c’è una prospettiva, certamente c’è, così come c’è la possibilità che anche il Piano Paesistico diventi uno strumento di garanzia, e anche il Piano Paesistico è scritto insieme allo Stato.

Quindi in buona sostanza il mio punto di vista è: la Repubblica è una dimensione che tiene tutti insieme dal Comune sino alla prospettiva dell’Unione Europea, ma dal Comune alla Regione allo Stato.

In questa dimensione non si può pensare che ci debbano essere altri elementi che non siano quelli d’integrazione, per cui finisco, con il lato dei cittadini. Quello che possono fare i cittadini è sollevare questioni di incostituzionalità tutte le volte che vanno davanti a un giudice, ricordando questa idea di fondo, l’art. 9, l’art. 41 e l’art. 119 garantiscono appunto la nostra idea di futuro.

Grazie.