5.2 Attualità Sardegna - Mauro Pili

Pubblicato il 05 maggio 2024

Si fa un gran parlare dell’assalto eolico e fotovoltaico ai danni della Sardegna. Ma per quale motivo l’isola è così sotto attacco da parte delle grandi multinazionali straniere e italiane?

Sono i dati a raccontare quello che sta accadendo. Per esempio TERNA, il braccio elettrico dello Stato, ha ricevuto in questi ultimi mesi richieste di connessione alla rete nazionale per 57.000 MW, in altre parole l’energia necessaria per alimentare cinquantadue milioni di persone. Tutto questo va tradotto in numero di pale eoliche. Pensate che soltanto sul territorio sardo dovranno essere realizzate altre 2.500 pale eoliche, 1.200 da piazzare negli angoli più belli del mare della Sardegna, oltre a 70.000 ettari da occupare con distese d’impianti fotovoltaici di pannelli di silicio.

Ma per quale motivo le grandi multinazionali cinesi, americane, tedesche, spagnole, e anche italiane stanno prendendo di mira la Sardegna? Soprattutto per un decreto, quello del marzo del 2022 emesso dal Governo Draghi, a firma del presidente del Consiglio dei Ministri, che prevedeva appunto di trasformare la Sardegna in una grande colonia energetica, italiana.

Ma cosa prevedeva questo provvedimento?

Prima di tutto ha stabilito che tutti gli interventi previsti nel decreto dovevano essere sottoposti a un regime di opera pubblica, in altre parole quindi da espropriare. Terreni che potevano essere espropriati in qualsiasi momento per interesse pubblico.

Ovviamente non c’era niente che poteva configurare quel tipo d’intervento come un interesse pubblico, perché si trattava di affari privati, di vere e proprie speculazioni, e autorizzando espropri che niente hanno d’interesse pubblico.

Ma quali sono queste opere?

Al primo punto del decreto è previsto appunto la realizzazione di una grande infrastruttura di pale eoliche e di pannelli fotovoltaici per la Sardegna.

Il secondo punto è previsto il Tyrrhenian link, il cavo di connessione tra la Sardegna e la Sicilia per trasferire una parte di questa energia nel continente.

La Regione ha impugnato quel decreto, e l’esame del Consiglio di Stato ha sospeso il giudizio in attesa di un accordo tra la Regione e lo Stato che in questi due anni non c’è mai stato, quindi tempo assolutamente perso.

Però a mettere le ragioni della Sardegna nero su bianco è stato proprio il Consiglio di Stato, che in un’ultima sentenza ha praticamente detto quali possono essere gli elementi su cui la Sardegna può difendersi, una pietra miliare nel diritto amministrativo e statutario della Sardegna, che sostanzialmente mette nero su bianco un principio che va ripetuto in ogni momento: “La Regione Autonoma della Sardegna” dice il Consiglio di Stato, “in base al proprio Statuto ha competenza legislativa primaria nel disciplinare, gli aspetti paesaggistico-ambientali del proprio territorio”.

Dunque per il Consiglio di Stato prevalenza assoluta per l’intervento paesaggistico ambientale per la tutela di questo straordinario patrimonio.

C’è però un altro punto che è rilevantissimo sul piano del diritto, quello della Corte Costituzionale che ha più volte richiamato lo Statuto Autonomo della Sardegna che all’art. 4, alla lett. E dice in maniera puntuale:

La Regione ha potestà legislativa su produzione e distribuzione elettrica”. Dunque non un recinto, ma una prateria costituzionale che la Corte Costituzionale più volte ha definito come “il Governo dell’energia in capo alla Regione Autonoma della Sardegna”; e dunque norme che possono impedire, che possono bloccare questo scempio fotovoltaico ed è eolico in Sardegna, sempre che nei palazzi di Roma e di Cagliari non prevalgano gli interessi delle Lobbi degli affaristi delle speculazioni ai danni della Sardegna e dei sardi.