5.6 Attualità Sardegna - Maria A. Mongiu - Insularità

Pubblicato il 05 giugno 2024

Rita Dedola, Moderatrice e Componente del Comitato Scientifico Insularità in Costituzione” – Conferenza Unione Sarda, 20/04/2024

Era l’agosto del 2017, quando per un’intuizione che oggi possiamo definire felicissima Roberto Frongia contattò la prof.ssa Maria Antonietta Mongiu e una serie di altri personaggi appartenenti alle varie professioni e al mondo della cultura sarda, per costituire un comitato scientifico per l’insularità, e venne chiamata ad animare, cioè a fare una sorta di animazione sociale e pedagogica la Prof.ssa Mongiu e per presiedere questo Comitato Scientifico.

Comitato scientifico che quindi dà e segnò un cambio di passo nell’ambito della formazione e poi prosecuzione per l’introduzione del principio di insularità in Costituzione.

Si organizzarono iniziative, seminari, ed ecco che il termine proprio insularità e il concetto del Principio di Insularità in Costituzione diventò un fatto di comunità, un fatto di popolo, e a quel punto tutte le forze politiche sarde sposarono la causa. Quindi siamo grati a chi ha avuto l’idea di portare avanti il Principio di Insularità in Costituzione, ma ancora di più consapevoli che quell’intuizione di Roberto Frongia nel costituire il Comitato scientifico per l’introduzione del principio insularità in Costituzione sia stato grandemente felice, e anche perché in questo modo il principio di insularità inserito in Costituzione è stata una conquista di tutti i sardi.

La Legge Costituzionale del 7 novembre 2022 nel primo comma per la modifica dell’Art. 119 recita:

“La Repubblica riconosce la peculiarità delle isole, e promuove le misure necessarie a rimuovere gli svantaggi derivanti dell’insularità”.

Nel sito del Ministero per le Riforme Istituzionali subito sotto questo comma si legge:

“Il riconoscimento va inteso in un’accezione ampia, inclusiva della promozione delle specificità di carattere culturale, storico, naturalistico di tali regioni”.

È passato del tempo dal novembre del 2022, e finora possiamo serenamente dire che nessuna azione concreta è stata posta in essere, nonostante gli sforzi del Comitato, nonostante le diverse iniziative, ricordo una delle ultime proprio in questa sala, e oggi però dobbiamo dire che con urgenza, con somma urgenza, siamo chiamati ad una responsabilità collettiva, perché in nome della Transizione Energetica si sta mettendo a repentaglio la peculiarità del nostro paesaggio e del nostro ambiente in maniera direi irreversibile.

E allora, proprio perché apparteniamo e facciamo parte del Comitato Scientifico per l’Insularità, e proprio perché l’Insularità và agita, oggi siamo chiamati qui a parlarne perché non c’è più tempo da perdere.

Passo la parola alla dott.ssa Mongiu.

Maria Antonietta Mongiu

Ringrazio coloro che ci stanno seguendo, e che già dalla volta precedente erano numerosi a dimostrazione che il Comitato Scientifico, l’abbiamo chiamato così e lo chiamò così Roberto Frongia per distinguerlo dal “Comitato Politico” fatto sostanzialmente da persone di diversi partiti che stavano dentro le istituzioni e che poi finito il loro mandato istituzionale hanno smesso, e noi abbiamo chiesto loro ripetutamente che continuassero con noi.

Cosa vuol dire Comitato Scientifico? Significa che chiunque vuole e ha cose da dire può aderire, quindi è una cosa orizzontale, dal basso, spesso è molto difficile attivare pratiche e procedure di coinvolgimento dal basso, in realtà si fa soltanto dando parola a chi ha delle cose da dire,

e come diceva Michela Murgia, la parola è uno dei gesti più rivoluzionari che sono rimasti in particolare alle donne.

In effetti questo Comitato Scientifico è nato all’insegna di una cosa che già esisteva in Costituzione che è l’Art. 3. Noi l’abbiamo declinato quell’Art. 3 mettendolo sotto l’egida di un concetto fondativo per lo sviluppo ed il percorso che molte donne hanno fatto, e cioè quello delle pari opportunità.

Lo Stato garantisce con Art. 3, o dovrebbe garantire, pari opportunità. Il tema è che le pari opportunità devono essere reciproche, la legge lo prevede, ma io devo essere consapevole attraverso la presa di coscienza di poter svilupparle senza avere condizionamenti, cioè di potermi autodeterminare.

Il primo nucleo del Comitato Scientifico in ogni caso è stato femminile, non perché fossimo alcune donne, no, ma perché il femminile sta anche nei maschi, come maschile sta anche nelle donne, ma il femminile significa la capacità inclusiva, non dominante, di coinvolgere chiunque, di spiegarsi e quindi letteralmente di fare azioni pedagogiche.

È stato vastissimo questo comitato. C’è una cosa che vi suggeriamo, quando abbiamo chiesto 100 persone di dire in due minuti che cos’è per loro l’insularità, potete trovarlo nel sito dell’Unione Sarda, e ne è uscito fuori che ciascuno col proprio telefonino ha declinato che cos’è l’insularità, ed è stata una delle azioni più belle e collettive.

Allora com’è che la politica, cioè la commissione consiliare, la commissione bicamerale dei nostri parlamentari non sta agendo?

Allora noi umilmente, il nostro compito è quello di fare opinione pubblica, ci può essere un’incisività dell’opinione pubblica, noi riteniamo di sì, perché chi è lasciato da solo a governare, per dirla con Gramsci, può scivolare nel delirio di onnipotenza. Invece l’opinione pubblica è quella cosa di tutti noi, normali cittadini e cittadine, dobbiamo essere sempre dentro, informare stimolare, ecc. Quindi non c’è nessun atteggiamento, né come dire “moralistico”, ma noi diciamo che questo è il momento esatto in cui poter intervenire su una cosa centrale: Insularità significa persona, ambiente, paesaggio. C’è un nesso, un’interdipendenza, il paesaggio non esiste senza le persone e l’ambiente, ma è reciproco.

Allora, quello che sta succedendo in questo momento è un’azione neocolonialista. Ieri Anastasia, la chiamo per nome perché ha un cognome difficilissimo (Christophilopoulou  NdR) che è la direttrice del museo di Cambridge, con cui abbiamo fatto “insulari “ nel Mediterraneo, Cipro, Creta e Sardegna, mentre era nostra ospite e le mostravo i materiali, lei diceva: “non c’è più nessuna isola greca che si salverà, non c’è più Turchia non c’è nulla” .

Allora il neocolonialismo è ancora una volta nel mezzogiorno del mondo, che si svende l’unica cosa che ancora gli rimane: il sole, la terra, l’aria, e la svende, senza neanche condizioni e fuori dalle regole.

Ciò detto noi abbiamo a quel punto scelto, questo l’aveva già detto la norma, noi lo ripetiamo, perché ci sono forme di autocolonialismo che vede parte delle classi dirigenti coinvolte nella svendita di sé.

Questo noi dobbiamo ammetterlo, noi non abbiamo una storia di classi dirigenti che sia stata scritta con dettaglio, ma dalla “Legge delle Chiudende” in poi, noi possiamo segmentare tutti gli editti fino all’editto di Draghi  dove non abbiamo avuto parola.

Le miniere, le foreste, le coste, adesso il sole, il vento, la natura, quel paesaggio che popolazioni come quelle sarde sono riuscite a conservare nonostante tutto con una pazienza millenaria.

Il paesaggio della Sardegna è una, e chiunque abbia girato lo sa, una delle cose più sorprendenti. Ce ne siamo vergognati a lungo, allora noi adesso abbiamo preso coscienza del suo valore, del valore del suo patrimonio materiale è immateriale, e dunque procediamo.

Per questa ragione abbiamo chiamato a raccolta alcune delle persone che hanno titolo per parlare e difendere il settore in cui sono esponenti autorevoli. Quindi io direi di procedere veloci e chiamare alla vostra attenzione queste testimonianze, e loro ci diranno il loro punto di vista.

Abbiamo sentito la testimonianza di Don Tamponi che, naturalmente, si riferiva a cose che sono accadute e che furono così stigmatizzate:

“Tancasa serradasa a muru

fattasa a s’afferra afferra

si su chelu fidi in terra

che l’aiana serradu puru”

Questi versi si attribuiscono a Melchiorre Murenu, ma qualche filologo adesso ha qualche dubbio. Giovanni Spano così tradusse:

“Tanche chiuse con muro

fatte all’arraffa arraffa

se il cielo fosse in terra

avrebbero recintato pure quello”

Questo dopo la Legge delle Chiudende in cui, con prepotenti abusi che ancora oggi la storia non ci ha raccontato bene, alcuni s’impadronirono del bene collettivo e in Sardegna nacque una finta proprietà privata.

Grazie.